La traduzione artistica

Attraverso uno stile astratto la mia pittura esprime una sensazione di discontinuità che sorge da un’esistenza divisa tra due realtà culturali. Priva di una singola identità mi sento esclusa da entrambe e mi faccio carica di costruire un’identità innovativa e referenziale. Le mie opere richiamano l’Italia tramite riferimenti storici, elementi che vengono riposizionati in una composizione ricca di fantasia. Così il loro significato viene divorziato dal contesto originale e gli accenni si trasformano in oggetto di analisi visiva (formale) con nuovi punti di riferimento.

Il mio metodo di traduzione artistica si manifesta in modo particolarmente palese nell’opera Senza titolo (Fig. 1).

Figura 1. Emma Whitaker, Senza titolo (La Pietà di Michelangelo), 2017, 1 m x 1 m x 2.5 cm, olio su tela.

Figura 2. Michelangelo Buonarroti, Pietà, 1498-1500, marmo bianco di Carrara. Basilica di San Pietro in Vaticano, Roma.

Nel gruppo scultoreo di Michelangelo (Fig. 2) l’ampio panneggio sulle gambe di Maria accoglie il peso del Gesù morto. Le pieghe della stoffa comunicano la sofferenza di Maria, evocando empatia nello spettatore. La mia interpretazione artistica trasforma il marmo in un’essenza sinuosa caratterizzata dal medesimo chiaroscuro e sensualità della scultura, eppure dissociata dall’iconografia cattolica. In questo modo il significato dell’opera originale viene svuotato e sostituito da una concezione inquietante che occupa uno spazio ambiguo a bassa profondità. Richiamando la tradizione del surrealismo la mia pratica artistica mette in dubbio il legame tra la realtà vissuta e quella sognata. Tutto è illusione e artefice: un insieme di oggetti su un palcoscenico. 

Figura 3. Emma Whitaker, Autoritratto secondo Remedios Varo, 2022, 40 cm x 50 cm x 2 cm, acrilico su pannello. 

Figura 4. Remedios Varo, La Llamada (La Chiamata), 1961, 100 cm x 68 cm. National Museum of Women in the Arts, Washington, D.C.

L’Autoritratto (Fig. 3) prende spunto da una mostra d’arte surrealista al National Museum of Women in the Arts, dove ho incontrato per la prima volta alcune opere della pittrice spagnola Remedios Varo. Il soggetto del suo quadro intitolato La Chiamata (Fig. 4) percorre un corridoio circondato da figure sonnolenti incorporate nelle pareti. La protagonista appare solenne e meditativa, come una persona che affronta il principio di un incarico di dimensione colossale. Nelle mani della donna ci sono strumenti alchemici tra cui un mortaio e un pestello. Una brillante sfera di luce attorno ai capelli sembra l’origine della sulla illuminazione. 

Nella mia versione la protagonista è chiamata a dipingere una tela grigia. Indossa un abito bianco, simbolo dell’esordiente. Avanza trepidante verso un’impresa monumentale con in mano pennello e colore. Intorno a lei altri attrezzi indicano che si è preparata per questo momento: barattoli di colore, campioni di colore accuratamente mescolati, un libro aperto e un laptop. Il tutto suggerisce che si tratta di una studentessa del colore. Davanti a lei un enorme pannello mostra forme organiche con varie sfumature di grigio.

Figura 5. Giovanni Battista Piranesi, Forma Urbis Romae (da Le Antichità Romane), 1756, incisione.

Lo spunto è l'incisione di Giovanni Battista Piranesi che raffigura una pianta della città di Roma antica su lastre di marmo risalente all'epoca di Settimio Severo, La Forma Urbis Romae (Fig. 5). I frammenti vengono ricomposti e rappresentati con ombreggiamenti e uno sfondo di legno nell’incisione di Piranesi. Il mio quadro richiama approssimativamente la Forma Urbis Romae insieme al quadro Sopra le Nuvole I (Fig. 6) della pittrice americana Georgia O'Keeffe. In questo periodo sono stata influenzata dal modo in cui le opere di O’Keeffe attirano l’occhio verso lo spazio negativo e il profilo delle forme invece della loro tridimensionalità. 

Figura 6. Georgia O’Keeffe, Above the Clouds I, 1962-63. Georgia O’Keeffe Museum, Santa Fe, New Mexico.

Altri aspetti del quadro giocano sul tema del confine, un motivo ricorrente delle mie opere. Gli stivali non gettano un’ombra, sembra che la figura galleggi sul tappeto verde. La presenza di orologi impostati su orari diversi sottolinea la relatività del tempo. La soglia azzurra dell'ingresso richiama l'attenzione sulla porosità del confine tra l'interno dello studio e il mondo esterno. La strada è fatta d'acqua, suggerendo flusso, cambiamento e instabilità. Attraverso il dipingere l’artista cerca di ancorarsi. Dal tappeto è stato ritagliato un triangolo di “torta” che viene posizionato su un piatto. La terra risulta talmente stabilizzante che serve da sostentamento. L’artista inizia a dipingere la tela grigia e presto il suo lavoro di curare il mondo che la circonda sarà completo. 

Il mio autoritratto rappresenta l’impulso dietro la mia pratica artistica, cioè di ottenere ordine, pace e solidarietà di fronte al disordine, alla complessità, all’alienazione della vita. Trovo un precedente spirituale nei paesaggi spopolati di Giorgio de Chirico i quali esprimono un’atmosfera di malinconia e di inquietante minaccia (Fig 7). Il paesaggio nello sfondo del mio quadro lusinga quanto respinge: il camino col fuoco acceso (Fig. 8) avrebbe potuto invitare il passante ma la porta è chiusa. Come scrisse De Chirico: “Vivere nel mondo come in un immenso museo di stranezze, pieno di giocattoli bizzarri, variopinti, che cambiano aspetto, che a volte come bambini rompiamo per vedere come sono fatti dentro. E, delusi, ci accorgiamo che sono vuoti.” La mia pittura esprime la solitudine e l’assurdità dell'esistenza e propone l'atto di dipingere come rimedio. 

Figura 7. Giorgio de Chirico, L’Angoscia di Partenza, 1913-1914, olio su tela, 106.05 x 90.17 x 8.26 cm. Collezione Buffalo AKG Art Museum, Buffalo, New York.

Figura 8. Emma Whitaker, Autoritratto secondo Remedios Varo (dettaglio), 2022, 40 cm x 50 cm x 2 cm, acrilico su pannello. 

Mi interessa quindi il rapporto tra ambiente e emozioni, identità, e relazioni umane. Prendo spunto dalle mie esperienze formative di una realtà situata nelle colline romagnole. D’estate in campagna i cieli pomeridiani esplodono in drammatici teatri di luce e oscurità. Questa percezione della luce pervade quasi tutte le mie opere, in cui l’oscurità si alterna con una luminosità che emana direttamente dai colori anziché da una fonte di luce che guida lo sguardo. Una serie di tondi dipinti durante la pandemia mostra l’uso di strisce di colori che creano una luce singolare (Fig. 9 - 11). La serie nasce dalla ricerca di un rifugio, una temporanea liberazione dallo stato di paura e di incertezza.

Figura 9. Emma Whitaker, Fessura, 91 cm x 91 cm x 2.5 cm, acrylic on canvas.

Figura 10. Emma Whitaker, Micelio, 2022, acrilico su tela, 30 cm x 30 cm x 2.5 cm.

Figura 11. Emma Whitaker, Sorgente, 2020, acrilico su tela, 50 cm x 50 cm x 1.27 cm.

Figura 12. Fioritura di Castelluccio di Norcia, Umbria. 

L’ispirazione è stata la fioritura annuale nella zona del Parco nazionale dei Monti Sibillini (Fig. 12), visitata da ragazza. Sono rimasta impressa dalle strisce ondulanti e variopinte di lenticchie, papaveri, fiordalisi, margherite, senapi selvatiche, orchidee. 

Figura 13. Morris Louis, Where, 1960, olio su tela. Collezione Famiglia Adams, New York, United States.

Le composizioni vengono governate dalla linea. Il grigio simboleggia la mutabilità delle emozioni mentre il tono e la saturazione dei colori circostanti operano in relazione alla scala di grigio. Seguo l’esempio di un lignaggio di artisti di Washington (Fig. 13) che si occuparono esclusivamente della teoria del colore e che ritennero che l’interazione dei colori fosse il progetto centrale dell'artista dato che i colori hanno la capacità di influenzare le nostre emozioni. I miei dipinti differiscono dai loro in quanto includono sia paesaggi che opere astratte che potrebbero esplodere all'improvviso in un turbinio di strisce e colori, complicando la divisione e la tensione tra la pittura astratta e quella realistica. 

In altri quadri la composizione crea profondità attraverso una prospettiva atmosferica piuttosto che lineare. Il trittico Scavo (Fig. 14) è composto di una serie di collage a strati utilizzando carta, cartone, sabbia e pittura ad olio.

Figura 14. Emma Whitaker, Scavo, 2017, olio su tela, 101 x 101 x 2.5 cm.

L’ho realizzato durante un periodo in cui studiavo l’Arta Povera, in particolare l’arte polimaterica - assemblaggi fatti di sacchi di tela e biancheria - di Alberto Burri (Fig. 15). Volevo vedere se l’aggiunta di materiali maggiormente lavorati potesse contribuire a una dimensione più ampia e se la mia arte sarebbe resa più immediata. Mentre progettavo il quadro ho conosciuto gli acquerelli dell'artista Thomas Lynn Mills, professore di disegno al Rhode Island School of Design che trascorse i precedenti trent’anni immerso nelle catacombe di Roma (Fig. 16). L’intenzione del mio quadro era di impregnare l’atmosfera stratificata con una luce spirituale e misteriosa ispirata dai dipinti di Mills e di studiare il modo in cui i materiali incorporano e esprimono temporalità: il gocciolo lento, lo schizzo spontaneo, l’impronta della mano che incolla gli elementi tattili. 

Figura 15. Alberto Burri, Sacco e oro, 1953, burlap, filo, acrilico, foglia d’oro e PVA su tessuto nero, 102.9 x 89.4 cm. Fondazione Palazzo Albizzini, Collezione Burri, Citta di Castello.

Figura 16. Thomas Lynn Mills, Catacomb 43, 2009-11, acquerello, carboncino, pastello conté, tufo, grafite, collage di cartone su carta assemblata, 48.26 × 40.64 cm.

Concludo con la presentazione di un quadro di significato personale che attualmente si trova nella vetrina di una tabaccheria nel centro di un paese dell’appennino romagnolo. L’orologio (Fig. 17) è un grande collage composto di pezzettini di carta di rivista strappati a caso e incollati su un pannello. Il collage raffigura l’orologio, cuore del paese e simbolo dei ritmi e delle stagioni della vita. Tramite una luce splendente il quadro sottolinea la vitalità del paese. Fu ispirato dai mosaici giustiniani della Basilica di San Vitale a Ravenna e dai giochi di luce sui soffitti ricoperti di mosaici in numerose chiese della città. Il mio è un mosaico di pezzettini di semplice carta, il suo valore trasformato e elevato dal processo artistico. 

Figura 17. Emma Whitaker, Orologio, 2017, Carta di rivista strappata su tavola di legno, 127 x 127 x 2.5 cm.